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La città, le parole, il caldo che fa

Writing Sample

Milano non è una bella città. Questa realtà sembra anche più evidente durante l’estate quando la pesantezza del calore ne fa fuggire tutto il mondo. Cerchiamo l’ombra come se fosse la mamma che ci protegge dal sole maligno, e stimiamo gli affreschi sui soffitti ancora più belli per l’ombra che ci fanno.

Milano non è una bella città. Comunque possiede delle cose belle, e, consapevole di questo fatto, un pomeriggio bruciante pochi giorni fa mi sono messo a cercarne una. Alla galleria Tega c’era una mostra di Fernando Botero, con acquerelli, oli e sculture con quei personaggi curiosi e sferici dell’artista colombiano—figure, in particolare femminili, caratterizzate dalle forme abbondanti. Sembrava un’ottima idea, anche perché la galleria era climatizzata.

La Tega non è facile da scoprire, ed ebbi bisogno di chiedere aiuto ad alcuni milanesi per la strada, sempre cordiali, mai calorosi. «Fa caldo oggi!» Chinai il capo e li ringraziai per avermi fatto vedere il posto. Guardai i quadri singolari di Botero: i personaggi obesi, inutili, donne che, grazie all’aria condizionata della galleria, non soffrivano il caldo.

Uscii della galleria, soddisfatto di avere trovato un pezzettino di bellezza nella grande città, e, soprattutto, per essere sfuggito al caldo infernale almeno un attimo.  Improvvisamente, lì nella strada incontrai una donna dai capelli scuri, abbronzata, dal corpo abbondante. Insomma, questa donna era il vero modello di un personaggio boteresco salvo che sbuffava e sudava orrendamente.

«Dov’è la mostra?» mi chiese. Guardai le gocce di sudore sulla sua fronte e se le asciugò subito con un fazzoletto. «Dov’è?» ripeté.

Senza parole le indicai l’ingresso, e senza intenzione la seguii dentro. Non riuscivo a staccare lo sguardo, affascinato dalla mostruosa somiglianza tra le figure dei quadri e questa signorina. Sudava, sudava.

«Milano non è una bella città,» disse.

Scossi la testa.

«Comunque possiede delle cose belle,» continuò. «Cosa fai tu?»

Faccio lo scrittore, confessai.

«Scrivi sull’arte?»

Non spesso, a volte, vale a dire no.

«Quindi non conosci delle cose belle.»

Conosco solo delle parole che ottengono al massimo una somiglianza lontana con la bellezza.

«La città sarebbe più bella senza le parole, senza la pubblicità, gli annunci, le frecce che t’impongono dove andare.»

Ma il caldo.

«Se non ci fosse la parola ‘caldo’ lo sentiresti tanto brutto?»

Mi fece vedere un quadro di Botero lì vicino. In effetti, in un paese sudamericano dove fa caldo tutto l’anno, nessuno se ne lamenta. Non guardano il termometro e, evidentemente, quelle figure non sudano mai.

«L’arte comprende un mondo senza parole, e per questo l’arte è bella. Le parole creano malintesi. Le parole non possono sostituire l’arte.»

Mi sentivo come in un precipizio, volevo dire qualcosa.

La donna uscì. Sono rimasto io tra gli oli e gli acquerelli, guardando i diversi personaggi sferici, tutti contenti malgrado il sole opprimente di sopra. Avevo paura di andare via. Inoltre fuori avrebbe fatto caldo.

Milano non è una bella città, salvo durante l’estate. Quando i cittadini se ne vanno, le parole diminuiscono. Restano solo le cose belle.

 

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